Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 29275 del 21 ottobre 2020

ECLI:IT:CASS:2020:29275PEN

Massima

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La misura cautelare della custodia in carcere può essere applicata all'indagato per il reato di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, in presenza di gravi indizi di colpevolezza e di concreti e specifici elementi idonei a dimostrare la sussistenza delle esigenze cautelari di cui all'art. 274 c.p.p., anche in assenza di una sentenza definitiva di condanna. La presunzione relativa di adeguatezza della misura carceraria prevista dall'art. 275, comma 3, c.p.p. per tale fattispecie delittuosa può essere superata solo in presenza di elementi concreti e specifici che dimostrino l'insussistenza del pericolo di reiterazione del reato, come il volontario recesso dell'indagato dal vincolo associativo. Tuttavia, tale elemento deve essere valutato unitamente all'intero compendio indiziario, che può comunque far ritenere persistente il legame dell'indagato con l'associazione criminosa e, quindi, il concreto pericolo di reiterazione del reato. Pertanto, la valutazione in ordine alla sussistenza delle esigenze cautelari e all'adeguatezza della misura cautelare detentiva deve essere effettuata dal giudice in relazione al caso concreto, tenendo conto di tutti gli elementi di fatto emersi dalle indagini, senza che possa ritenersi sufficiente, ai fini dell'esclusione della misura carceraria, la mera allegazione di un episodio isolato di dissociazione dell'indagato dal sodalizio criminoso.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. BRICCHETTI R. G. - Presidente

Dott. CALVANESE E - rel. Consigliere

Dott. APRILE Ercole - Consigliere

Dott. AMOROSO Riccar - Consigliere

Dott. PATERNO' RADDUSA B. - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la ordinanza del 02/03/2020 del Tribunale di Roma;
visti gli atti, il provvedimento denunziato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal consigliere Dott. ((omissis));
udite le richieste del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dott. ((omissis)), che ha concluso chiedendo che il ricorso sia dichiarato inammissibile.
RITENUTO IN FATTO
1. Con la ordinanza in epigrafe indicata, il Tribunale di Roma rigettava la richiesta di …

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