Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 26655 del 27 luglio 2016

ECLI:IT:CASS:2016:26655PEN

Massima

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Il giudice, ai fini dell'applicazione di misure di prevenzione personale nei confronti di appartenenti ad associazioni di tipo mafioso, è tenuto a verificare in concreto la persistenza della pericolosità sociale del proposto, specie quando sia decorso un apprezzabile periodo di tempo tra l'epoca dell'accertamento in sede penale e il momento della formulazione del giudizio sulla prevenzione, e ove tra la pregressa violazione della legge penale e tale ultimo giudizio si collochi un periodo detentivo tendente alla risocializzazione o comunque esente da ulteriori condotte sintomatiche di pericolosità. La presunzione di perdurante mafiosità non può essere evocata automaticamente, ma deve essere puntualmente verificata alla luce delle allegazioni difensive e dei comportamenti effettivamente tenuti dal proposto nel periodo intercorrente tra il reato accertato e quello in cui si pretende di fare operare la presunzione. Inoltre, la detenzione protratta per un congruo lasso di tempo può essere potenzialmente distonica con la presunzione di perdurante mafiosità, dovendo il giudice sottoporre a verifica l'attualità della pericolosità anche alla luce della condotta carceraria del proposto detenuto e degli effetti del trattamento penitenziario, al fine di stabilire se il medesimo abbia tratto beneficio dall'opera di rieducazione cui è sottoposto, o abbia mantenuto ferme le sue scelte delinquenziali e rappresenti ancora un elemento di disturbo per il regolare svolgimento della civile convivenza. Pertanto, in presenza di una siffatta ipotesi, il giudice di merito deve procedere ai necessari accertamenti, fornendo giustificazione adeguata del perché ritenga che nella situazione concreta la pericolosità sociale che connotava il prevenuto prima del suo ingresso in carcere, sia ancora sussistente al momento della formulazione del giudizio sulla prevenzione, dacché la carcerazione sofferta e in corso non consente più alcuna presunzione sul perdurare della pericolosità del soggetto e sul suo radicamento nel contesto delinquenziale d'origine allorché gli elementi sintomatici addotti siano tutti anteriori all'insorgere dello stato detentivo.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. IPPOLITO Francesco - Presidente

Dott. PETRUZZELLIS Anna - Consigliere

Dott. CALVANESE Ersili - rel. Consigliere

Dott. DE AMICIS Gaetano - Consigliere

Dott. CORBO Antonio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso il decreto del 06/10/2015 della Corte di appello di Palermo;
visti gli atti, il provvedimento denunziato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. ((omissis));
lette le richieste del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dr. ((omissis)), che ha concluso chiedendo il rigetto del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con il decreto indicato in epigrafe, la Corte di appello di Palermo confermava il provvedimento em…

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