La legittimazione passiva in un'azione reale, quale l'actio negatoria servitutis, va valutata sulla base della prospettazione dei fatti contenuta nell'atto introduttivo del giudizio, senza sovrapporre tale profilo all'accertamento della titolarità del diritto in capo al convenuto. Pertanto, il giudice di merito, nel valutare la legittimazione passiva, deve tenere distinti i piani della legittimazione ad causam e della titolarità sostanziale della situazione giuridica dedotta in giudizio, esaminando tutti gli elementi di prova offerti dalla parte attrice, anche quelli relativi al riconoscimento da parte del convenuto della propria qualità di proprietario, senza limitarsi a escludere la sufficienza di una sola prova offerta. Inoltre, in applicazione dell'art. 345 c.p.c. nella formulazione anteriore all'entrata in vigore del D.L. n. 83/2012, il giudice di merito deve verificare l'ammissibilità di produzioni documentali effettuate in appello, valutandone l'indispensabilità ai fini della decisione, senza che assuma rilievo l'eventuale mancanza di attestazione del passaggio in giudicato di una sentenza prodotta, quando questa non sia stata resa inter partes.