Cassazione penale Sez. V sentenza n. 38081 del 13 settembre 2019

ECLI:IT:CASS:2019:38081PEN

Massima

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Il reato di falsità materiale in atti pubblici (artt. 476-478 c.p.) si consuma con la formazione del documento falso, mentre l'uso successivo dello stesso costituisce una progressione criminosa assorbita nel reato principale. Tuttavia, qualora la falsificazione sia avvenuta all'estero, senza che sia stata richiesta l'autorizzazione del Ministro della Giustizia ex art. 10 c.p., l'uso del documento falso in Italia integra il reato di uso di atto falso (art. 489 c.p.), in quanto la condotta falsificatrice, non punibile per difetto di procedibilità, è definitivamente perfezionata all'estero. Pertanto, ai fini della configurabilità del reato di falsità materiale, è necessario un accertamento giudiziale rigoroso circa la condotta dell'imputato, non potendosi desumere la sua responsabilità in modo presuntivo dalla sola presenza sul territorio italiano e dal possesso di un documento falso, essendo necessario verificare se egli abbia effettivamente concorso nella falsificazione avvenuta all'estero oppure se si sia limitato a farne uso in Italia, integrandosi in tal caso il diverso reato di cui all'art. 489 c.p.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SABEONE Gerardo - Presidente

Dott. BELMONTE Maria T - rel. Consigliere

Dott. CALASELICE Barbara - Consigliere

Dott. SESSA Renata - Consigliere

Dott. SCORDAMAGLIA Irene - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso la sentenza del 20/06/2018 della CORTE APPELLO di MILANO;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere MARIA TERESA BELMONTE;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Dott. EPIDENDIO Tomaso, che ha concluso chiedendo;
Il Proc. Gen. conclude per il rigetto udito il difensore.
RITENUTO IN FATTO
1. Con sentenza del 23 febbraio 2018 la Corte di Appello di Milano confermava…

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