Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: L'amministrazione può legittimamente revocare la nomina di un candidato a pubblico impiego, anche se disposta con riserva in esecuzione di un provvedimento cautelare, qualora il giudizio di merito si concluda con il rigetto della sua domanda. Ciò in quanto gli effetti dell'ordinanza cautelare, per loro natura provvisori, si esauriscono nell'ammettere il ricorrente alla procedura selettiva, mentre gli altri effetti conseguono solo al passaggio in giudicato della pronuncia di merito favorevole. Pertanto, al venir meno della tutela cautelare, l'amministrazione ben può rivalutare la propria posizione giuridica nei confronti del ricorrente e procedere alla revoca dell'incarico, essendone venuti meno i presupposti. Tale scelta non si configura come provvedimento di autotutela, bensì come legittima e necessaria ottemperanza al giudicato che, nell'escludere il ricorrente dalla procedura selettiva, produce l'effetto del far venir meno uno dei requisiti indefettibili alla sua assunzione. Ciò in quanto, in base al principio costituzionale di cui all'art. 97, comma III, l'accesso ai pubblici impieghi deve avvenire di regola mediante concorso, sicché l'amministrazione non può disgiungere tale accesso dal concorso che ne ha formato il titolo legittimo. Pertanto, l'amministrazione non poteva adottare provvedimenti diversi da quelli impugnati, essendo tenuta a dare esecuzione al giudicato che ha escluso il ricorrente dalla procedura selettiva.