Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: Il pubblico ministero ha il diritto di proporre appello avverso le sentenze di proscioglimento dell'imputato, in quanto la preclusione di tale facoltà, introdotta dalla legge n. 46 del 2006, è stata dichiarata costituzionalmente illegittima dalla Corte Costituzionale con le sentenze n. 26/2007 e n. 320/2007. Pertanto, il divieto di appello del pubblico ministero contro le sentenze assolutorie, previsto dalla citata normativa, non può trovare applicazione nei giudizi pendenti, in quanto la declaratoria di incostituzionalità ha efficacia immediata sui rapporti processuali non ancora definiti con il giudicato, salvo che per le situazioni "esaurite" o "consolidate" per effetto di norme penali di favore. Conseguentemente, il ricorso per cassazione proposto dal pubblico ministero avverso l'ordinanza di inammissibilità dell'appello, pronunciata in applicazione della normativa poi dichiarata incostituzionale, deve essere accolto, con annullamento senza rinvio di tale ordinanza e restituzione degli atti al giudice di appello per la celebrazione del giudizio di secondo grado.