Cassazione penale Sez. I sentenza n. 37824 del 12 settembre 2019

ECLI:IT:CASS:2019:37824PEN

Massima

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Il reato di incendio doloso di cui all'art. 423 c.p. si configura quando l'agente, oltre ad avere coscienza e volontà di danneggiare, è consapevole che il suo comportamento può cagionare un fatto incendiario di proporzioni rilevanti, con conseguente pericolo per l'incolumità pubblica. Pertanto, tale fattispecie si applica in luogo del meno grave reato di incendio colposo di cui all'art. 424 c.p., qualora emerga che l'agente abbia agito con la specifica intenzione di provocare un incendio di vaste dimensioni, impiegando a tal fine mezzi idonei come liquidi infiammabili, a prescindere dal verificarsi o meno di un concreto pericolo per le persone. La responsabilità penale dell'agente può essere affermata sulla base di elementi probatori convergenti, quali le dichiarazioni accusatorie di un concorrente nel reato, il contenuto di conversazioni telefoniche intercettate e i rilievi tecnici effettuati immediatamente dopo il fatto, anche in assenza di una diretta prova della sua presenza sul luogo del reato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DI TOMASSI Maria Stefani - Presidente

Dott. SIANI Vincenzo - Consigliere

Dott. ALIFFI Francesc - rel. Consigliere

Dott. CAIRO Antonio - Consigliere

Dott. RENOLDI Carlo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso la sentenza del 20/10/2016 della CORTE APPELLO di ROMA;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. ALIFFI FRANCESCO;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Dr. PINELLI MARIO MARIA STEFANO, che ha concluso chiedendo dichiararsi l'inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con sentenza del 20 ottobre 2016, la Corte di appello di Roma, per quel che i…

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