Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: L'ordinanza di demolizione di opere edilizie abusive realizzate in aree sottoposte a vincolo paesaggistico è un provvedimento doveroso e vincolato per l'amministrazione, che non richiede una puntuale motivazione in merito al concreto danno ambientale o alla proporzionalità del sacrificio imposto al privato. Infatti, la sola circostanza dell'abusività delle opere e della loro realizzazione in zona sottoposta a vincolo paesaggistico è sufficiente a giustificare l'adozione del provvedimento demolitorio ai sensi dell'art. 27 del D.P.R. n. 380/2001, senza che residui alcun margine di discrezionalità in capo all'amministrazione. Pertanto, l'obbligo di comunicazione di avvio del procedimento ai sensi dell'art. 7 della Legge n. 241/1990 non trova applicazione in tali casi, in ragione del carattere doveroso del provvedimento sanzionatorio. Inoltre, il ritardo nella notifica dell'ordinanza di demolizione, pur costituendo un'anomalia, non incide sulla legittimità del provvedimento, ma soltanto sulla possibilità di darne esecuzione e sul decorso del termine per l'impugnazione. Infine, la dimensione e la natura del manufatto abusivo escludono che possa essere qualificato come ristrutturazione edilizia, pertinenza o volume tecnico, dovendosi invece inquadrare come nuova costruzione soggetta a permesso di costruire, la cui mancanza comporta comunque l'applicazione della sanzione demolitoria.