Il ricorso per cassazione è inammissibile qualora non contenga l'esposizione sommaria dei fatti della causa e l'indicazione delle norme di diritto su cui si fondano i motivi per i quali si chiede la cassazione, in violazione dei requisiti di cui all'articolo 366 c.p.c., nn. 3 e 4. In tal caso, il giudice di legittimità dichiara l'inammissibilità del ricorso e, sussistendone i presupposti, condanna il ricorrente al versamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato, ai sensi dell'articolo 13, comma 1-quater, del d.P.R. n. 115/2002, introdotto dalla legge n. 228/2012. Il principio di diritto affermato mira a garantire il rispetto delle norme processuali che disciplinano la redazione del ricorso per cassazione, al fine di assicurare la chiarezza e la completezza degli atti introduttivi del giudizio di legittimità, a tutela del contraddittorio e del diritto di difesa delle parti. L'inammissibilità del ricorso, pronunciata in assenza di una adeguata esposizione dei fatti e dei motivi di impugnazione, impedisce al giudice di cassazione di esaminare nel merito le questioni prospettate, preservando l'efficienza e la funzionalità del sistema giurisdizionale. La condanna al versamento del contributo unificato aggiuntivo rappresenta una misura sanzionatoria volta a disincentivare l'utilizzo improprio dello strumento del ricorso per cassazione, garantendo il corretto impiego delle risorse pubbliche destinate all'amministrazione della giustizia.