Il contratto di appalto di servizi pubblici stipulato dalla pubblica amministrazione richiede la forma scritta ad substantiam, sicché la sua mancata produzione in giudizio non può essere superata dalla semplice emissione di fatture da parte del soggetto che si assume legato da tale rapporto contrattuale. Pertanto, in assenza della prova del contratto scritto, la pretesa creditoria avanzata nei confronti della pubblica amministrazione resta priva di fondamento, non essendo sufficiente a tal fine la mera produzione di fatture, le quali si limitano a dichiarare unilateralmente fatti concernenti un rapporto contrattuale già costituito. Inoltre, il divieto di nuove prove in appello, introdotto dalla riforma del 1990, non consente di ammettere in sede di gravame la produzione di documenti, come il contratto di appalto, che la parte avrebbe dovuto depositare nel giudizio di primo grado, entro i termini perentori previsti dalla legge, a pena di decadenza, salvo che non dimostri l'impossibilità di produrli per causa a sé non imputabile. La valutazione di "indispensabilità" del documento ai fini della decisione non può, infatti, superare il regime delle preclusioni stabilito in primo grado, essendo il giudizio di appello configurato come una revisio prioris instantiae e non come un novum iudicium.