Cassazione penale Sez. IV sentenza n. 28141 del 9 ottobre 2020

ECLI:IT:CASS:2020:28141PEN

Massima

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Il giudice, nel disporre la confisca di beni nell'ambito di un procedimento di applicazione della pena su richiesta delle parti (c.d. "patteggiamento"), è tenuto a motivare adeguatamente in ordine al nesso di pertinenzialità tra i beni confiscati e l'attività illecita accertata. La confisca del denaro, dei telefoni cellulari e delle relative schede SIM, in assenza di una motivazione che ne evidenzi il collegamento con il reato di detenzione di sostanza stupefacente, è illegittima. Il giudice deve valutare concretamente la sussistenza di tale nesso di pertinenzialità, non potendo limitarsi a formulazioni generiche per giustificare il provvedimento ablatorio, il quale incide sulla sfera patrimoniale dell'imputato. Inoltre, la confisca del denaro in sequestro, in caso di mera detenzione di droga, non può essere disposta ai sensi dell'art. 240 c.p., comma 1, in quanto tale denaro non costituisce il profitto dell'attività illecita.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUARTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CIAMPI Francesco Maria - Presidente

Dott. DOVERE Salvatore - Consigliere

Dott. BELLINI Ugo - Consigliere

Dott. TANGA Antonio L. - rel. Consigliere

Dott. CENCI Daniele - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 07/01/2020 del GIP TRIBUNALE di ASTI;
udita la relazione svolta dal Consigliere ANTONIO LEONARDO TANGA;
lette le conclusioni del PG.
RITENUTO IN FATTO
1. Con la sentenza n. 4/2020 del giorno 07/01/2020, il G.U.P. del Tribunale di Asti applicava - su richiesta delle parti - a (OMISSIS) la pena di anni 2 e mesi 8 di reclusione ed Euro 12.000 di multa in relazione al delitto di cui al Decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990, …

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