Il Consiglio di Stato, in sede giurisdizionale, ha stabilito che: 1. Il giudicato amministrativo produce un effetto conformativo sull'esercizio del potere da parte della pubblica amministrazione, vincolandola ai presupposti della pretesa sostanziale accertati nella sentenza di annullamento. Tuttavia, quanto non sia stato oggetto dell'accertamento giurisdizionale non è soggetto al vincolo del giudicato, in particolare per ciò che attiene alla sfera di discrezionalità amministrativa non investita dalla decisione. 2. Nell'esercizio del potere di autotutela, la pubblica amministrazione deve valutare la sussistenza di un interesse pubblico concreto, diverso dal mero ripristino della legalità, alla repressione dell'attività segnalata, comparandolo con il legittimo affidamento del segnalante sulla stabilità del titolo di autolegittimazione e con gli interessi dei terzi controinteressati. Tali valutazioni rientrano nella discrezionalità amministrativa e non sono vincolate dal giudicato di annullamento, purché siano adeguatamente motivate. 3. Il provvedimento adottato dalla pubblica amministrazione in sede di riedizione del potere, nel rispetto dei limiti posti dalla sentenza di annullamento, non può essere considerato in violazione o elusione del giudicato, qualora abbia correttamente svolto le valutazioni discrezionali rimesse alla sua competenza, senza disattendere il contenuto precettivo della pronuncia giurisdizionale.