Cassazione penale Sez. V sentenza n. 5865 del 12 febbraio 2010

ECLI:IT:CASS:2010:5865PEN

Massima

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Il giudice di legittimità, nel valutare la responsabilità penale degli imputati, ritiene che le dichiarazioni della persona offesa costituiscano una fonte conoscitiva affidabile, che non necessita di ulteriori riscontri, purché siano sottoposte al controllo sulla capacità percettiva e mnemonica del dichiarante, nonché sulla corrispondenza al vero della sua rievocazione dei fatti, desunta dalla linearità logica della sua esposizione e dall'assenza di risultanze processuali incompatibili. Pertanto, l'utilizzo di tali dichiarazioni, unitamente ad altri elementi probatori di carattere dichiarativo e documentale, può fondare un giudizio di responsabilità penale, salvo che per quegli imputati nei confronti dei quali non emergano sufficienti elementi probatori a sostegno dell'addebito contestato. In tali casi, il giudice di legittimità è tenuto ad annullare la sentenza di condanna per non aver commesso il fatto, non potendo procedere ad una nuova valutazione delle risultanze processuali, incompatibile con il sindacato di legittimità.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. AMBROSINI Giangiulio - Presidente

Dott. BEVERE Anton - rel. Consigliere

Dott. DE BERARDINIS Silvana - Consigliere

Dott. SAVANI Piero - Consigliere

Dott. VESSICHELLI Maria - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) CI. AD. N. IL (OMESSO)

2) PA. SI. N. IL (OMESSO);

3) C. S. N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 358/2007 CORTE APPELLO di CAGLIARI, del 14/04/2008;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 03/11/2009 la relazione fatta dal Consigliere Dott. BEVERE Antonio;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. SALVI Giovanni che ha concluso per annullamento con rinvio per Pa. e C. e rigetto per Ci. ;

Udit…

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