La realizzazione di un piazzale in cemento armato di notevole estensione (circa 1.000 mq) su terreno agricolo, comportante lo sbancamento del suolo sottostante e la delimitazione perimetrale con un murato in cemento, costituisce un intervento di "nuova costruzione" ai sensi dell'art. 3, comma 1, lett. e.7) del d.P.R. n. 380/2001, la cui edificazione è vietata all'interno della fascia di rispetto stradale inedificabile prevista dall'art. 26 del Regolamento di attuazione del Codice della Strada, a prescindere dalla destinazione agricola dell'opera e dalla sua finalità di stoccaggio di materiali funzionali all'attività produttiva. L'iscrizione della strada vicinale contigua all'opera nell'elenco comunale delle strade vicinali ad uso pubblico, pedonale e ciclabile, costituisce una presunzione iuris tantum di natura pubblicistica, superabile solo con la prova contraria di un utilizzo esclusivo da parte dei soli frontisti, non fornita dal ricorrente. Pertanto, il diniego di sanatoria e l'ordine di demolizione dell'opera, adottati dall'amministrazione comunale, risultano legittimi e non annullabili, in quanto il ricorrente non ha dimostrato che, in sede procedimentale, il suo apporto istruttorio avrebbe potuto condurre a una decisione finale diversa.