Il giudice di legittimità dichiara inammissibili i ricorsi proposti dagli imputati avverso la sentenza di appello, in quanto le doglianze risultano orientate verso una mera rivisitazione degli elementi di fatto al fine di conseguire un rinnovato apprezzamento del merito, evidentemente eccentrico rispetto alla sede di legittimità. Le censure, infatti, ripropongono le stesse ragioni già discusse e ritenute infondate dal giudice del gravame, senza formulare una autonoma e argomentata critica impugnatoria, con conseguente carenza del requisito della specificità del motivo di ricorso. La giurisprudenza di legittimità è consolidata nell'affermare che deve essere dichiarato inammissibile il ricorso per cassazione fondato su motivi che riproducono le stesse ragioni già esaminate e disattese dal giudice del gravame, in quanto tali doglianze devono considerarsi non specifiche ai sensi dell'art. 591, comma 1, lett. c), c.p.p. Pertanto, il giudice di legittimità, nel dichiarare inammissibili i ricorsi, condanna i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma in favore della cassa delle ammende, in applicazione dei principi affermati dalla Corte costituzionale.