Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 19830 del 9 maggio 2009

ECLI:IT:CASS:2009:19830PEN

Massima

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Il diritto di manifestazione pacifica del dissenso politico e sociale, pur essendo tutelato dalla Costituzione, non può essere esercitato in modo da ledere l'ordine pubblico e l'incolumità delle persone. L'uso di violenza fisica o minacce nei confronti di pubblici ufficiali intervenuti per sedare una manifestazione, anche se finalizzata a rivendicare il diritto al lavoro, integra il reato di resistenza a pubblico ufficiale e non può essere giustificato come legittimo esercizio del diritto di associazione e di manifestazione. I giudici di merito, nel valutare la condotta degli imputati, hanno il dovere di bilanciare il diritto di manifestazione con l'esigenza di tutelare l'ordine pubblico e la sicurezza, senza incorrere in vizi logici o errori di diritto. Pertanto, la condanna per il reato di resistenza a pubblico ufficiale è legittima quando la violenza o le minacce usate dai manifestanti hanno effettivamente ostacolato l'intervento delle forze dell'ordine, a prescindere dalla finalità pacifica della protesta. I giudici di merito, nel determinare la pena, devono inoltre valutare attentamente le circostanze del caso concreto, senza che il rigetto delle circostanze attenuanti generiche possa essere censurato in sede di legittimità, se adeguatamente motivato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE DI SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DI VIRGINIO Adolfo - Presidente

Dott. MANNINO Saverio F. - Consigliere

Dott. ROTUNDO Vincenzo - Consigliere

Dott. IPPOLITO Franco - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

BU. An. , n. a (OMESSO);

PU. Gi. , n. a (OMESSO);

avverso la sentenza della corte d'appello di Napoli, emessa in data 14.11.2005;

letti i ricorsi e il provvedimento impugnato;

udita in pubblica udienza la relazione del cons. F. Ippolito;

udita la requisitoria del Pubblico Ministero, in persona del sostituto procuratore generale, Dott. DI POPOLO A., che ha concluso per il rigetto del ricorso.

Osserva in:

FATTO E DIRITTO

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