Il mutamento di destinazione d'uso di un immobile finalizzato all'apertura di una sala scommesse, anche in assenza di opere edilizie, è subordinato al preventivo rilascio del permesso di costruire da parte del Comune, ai sensi dell'art. 52, comma 3 ter, della legge regionale n. 12/2005 della Regione Lombardia, senza distinzione alcuna in ordine alla tipologia di attività svolta. Tale previsione normativa, introdotta dalla legge regionale n. 11/2015 sulla prevenzione del gioco d'azzardo, ha una portata generale e trova applicazione anche nel caso di sale scommesse, a prescindere dalla presenza o meno di apparecchi per il gioco d'azzardo lecito di cui all'art. 110, comma 6, del R.D. n. 773/1931. Il Comune, pertanto, è legittimato a emettere un'ordinanza di ripristino della destinazione d'uso originaria nei confronti di chi abbia installato una sala scommesse senza aver previamente ottenuto il necessario permesso di costruire, non rilevando in tal caso la previsione del regolamento edilizio comunale che subordina l'apertura di tali attività al rispetto di specifiche distanze da luoghi sensibili, in quanto tale disposizione regolamentare non costituisce il fondamento giuridico del provvedimento impugnato. La normativa regionale in materia, adottata nell'esercizio della potestà legislativa concorrente, prevale sulla disciplina statale che, in assenza di opere edilizie, non richiede il permesso di costruire, in quanto la legge regionale è legittimata a individuare ulteriori interventi sottoposti a tale titolo abilitativo in ragione dell'incidenza sul territorio e sul carico urbanistico, ai sensi dell'art. 10, commi 2 e 3, del D.P.R. n. 380/2001.