La coltivazione e detenzione di un ingente quantitativo di piante di canapa indiana, realizzata con sofisticati sistemi di irrigazione in una struttura appositamente allestita e attrezzata, al fine di produrre sostanza stupefacente su larga scala, integra il reato di coltivazione e detenzione di sostanze stupefacenti, aggravato dalla particolare entità del fatto e dalla gravità della condotta, anche in considerazione del vissuto criminale dell'indagato, indicativo di una attitudine delinquenziale resistente ad una prognosi favorevole sulla capacità di autolimitarsi. Tuttavia, l'aggravante della ingente quantità non può essere riconosciuta quando la quantità sia inferiore a 2.000 volte il valore massimo, in milligrammi, determinato per la sostanza stupefacente nella tabella allegata al decreto ministeriale, ferma restando la discrezionale valutazione del giudice di merito quando tale quantità sia superata. In tali casi, il giudice deve comunque valutare la sussistenza delle esigenze cautelari sulla base di tutti gli elementi del caso concreto, anche diversi dal dato ponderale, quali le modalità della condotta e il pregresso criminale dell'indagato.