Il reato associativo si distingue dal concorso di persone nel reato continuato in base alla sussistenza di una organizzazione stabile ed autonoma, dotata di una capacità progettuale che persiste anche oltre la consumazione dei reati-scopo. Ai fini della configurabilità dell'associazione per delinquere, il giudice può desumere i requisiti della stabilità del vincolo associativo e dell'indeterminatezza del programma criminoso dal susseguirsi ininterrotto, per un apprezzabile lasso di tempo, delle condotte integranti i reati fine ad opera di soggetti stabilmente collegati. Tuttavia, tale valutazione deve essere effettuata con particolare accuratezza, individuando chiaramente gli indicatori dell'autonomia del consorzio rispetto all'accordo criminoso limitato alla consumazione di uno o più reati, nonché definendo con precisione il ruolo dei singoli partecipi in seno all'associazione. Inoltre, devono essere adeguatamente considerate le doglianze difensive relative alla limitatezza temporale del contributo dei singoli imputati e all'eventuale derivazione della ripetizione delle condotte delittuose dagli insuccessi precedenti, piuttosto che dalla sussistenza di un programma criminoso stabile ed indeterminato. Il giudizio sulla sussistenza del reato impossibile, in ipotesi correlato all'assenza dell'oggetto dell'azione predatoria, deve essere svolto con prognosi ex ante, valutando se, in relazione alle concrete circostanze e alle maggiori conoscenze dell'agente, la sussistenza dell'oggetto fosse improbabile nel momento di commissione dell'azione. Pertanto, l'inesistenza "casuale" dell'oggetto, non conoscibile dall'agente, non osta all'integrazione del delitto nella dimensione del "tentativo", poiché tale evento è estraneo alla volontà dell'agente. Ai fini della configurabilità del delitto di ricettazione, la mancata giustificazione del possesso di una cosa proveniente da delitto costituisce prova della conoscenza della illecita provenienza, senza che ciò si traduca in una inversione dell'onere della prova. L'elemento soggettivo può infatti desumersi dagli elementi "oggettivi" raccolti nel corso del processo, tra cui riveste particolare rilievo la "disponibilità" del bene provento di reato, che è altamente indicativa anche della consapevolezza della provenienza illecita, ove l'accusato non alleghi elementi verosimili indicativi della sua buona fede.