Cassazione penale Sez. V sentenza n. 36605 del 13 ottobre 2010

ECLI:IT:CASS:2010:36605PEN

Massima

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La minaccia di portare qualcuno davanti al giudice, in assenza di altri comportamenti idonei a ledere la libertà morale della persona offesa, non integra il reato di minaccia di cui all'art. 612 c.p., in quanto l'esercizio di un diritto, come quello di adire l'autorità giudiziaria, non può essere considerato un ingiusto danno secondo il comune sentire dei consociati. Il giudice, nel valutare la sussistenza del reato di minaccia, deve attenersi esclusivamente ai fatti descritti nel capo di imputazione, senza ampliare la ricostruzione del fatto sulla base di elementi emersi nel corso dell'istruttoria dibattimentale, qualora tali elementi non siano stati oggetto di contestazione e di contraddittorio tra le parti. La sentenza di assoluzione per insussistenza del reato di minaccia è pertanto logica e coerente con il principio di correlazione tra accusa e sentenza, nonché con il comune sentire sociale in ordine all'esercizio di un diritto.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FERRUA Giuliana - Presidente

Dott. BEVERE Antonio - rel. Consigliere

Dott. SCALERA Vito - Consigliere

Dott. FUMO Maurizio - Consigliere

Dott. VESSICHELLI Maria - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) GA. FR. N. IL (OMESSO);

1) L'. AN. N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 2/2009 TRIBUNALE di MISTRETTA, del 18/05/2009;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 15/07/2010 la relazione fatta dal Consigliere Dott. ANTONIO BEVERE;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. DE SANTIS Fausto che ha concluso per il rigetto.

Udito, per la parte civ…

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