Cassazione penale Sez. V sentenza n. 10589 del 5 marzo 2014

ECLI:IT:CASS:2014:10589PEN

Massima

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Il reato di ingiuria e minacce può essere estinto a seguito di condotta riparatoria da parte dell'imputato, purché tale condotta sia idonea a soddisfare concretamente le esigenze di riprovazione del reato e di prevenzione speciale, non essendo sufficiente la mera offerta di una somma di denaro, specie se esigua e rifiutata dalla persona offesa. Tuttavia, la persona offesa, se non costituita parte civile, non è legittimata a proporre ricorso per cassazione avverso la sentenza di estinzione del reato per condotta riparatoria, in quanto tale facoltà è riservata al pubblico ministero, all'imputato o al soggetto che abbia chiesto la citazione a giudizio dell'imputato. La mancanza di legittimazione attiva della persona offesa comporta l'inammissibilità del ricorso, con conseguente condanna al pagamento delle spese del procedimento e di una somma in favore della cassa delle ammende.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. OLDI Paolo - Presidente

Dott. LAPALORCIA Grazia - Consigliere

Dott. SABEONE Gerardo - Consigliere

Dott. VESSICHELLI Maria - rel. Consigliere

Dott. PISTORELLI Luca - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

parte offesa nel procedimento contro:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 21/2011 GIUDICE DI PACE di CALABRITTO, del 09/11/2012;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. MARIA VESSICHELLI;

lette le conclusioni del PG Dott. D'AMBROSIO Vito: annullamento con rinvio.

FATTO E DIRITTO

Propone ricorso per cassazione (OMISSIS), quale persona offesa, avverso la sentenza del Giudice di pace di Calabr…

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