Cassazione penale Sez. III sentenza n. 2225 del 20 gennaio 2016

ECLI:IT:CASS:2016:2225PEN

Massima

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Il pericolo concreto di reiterazione del reato, anche se commesso dal domicilio, può giustificare il mantenimento della misura cautelare più afflittiva del carcere, qualora le misure meno gravose, come gli arresti domiciliari, anche con l'ausilio di strumenti elettronici di controllo, non appaiano adeguate a contenere tale pericolo in ragione della perdurante pericolosità sociale e inaffidabilità dell'imputato, desumibili da elementi concreti come la natura e la gravità del reato commesso, la recente commissione dello stesso, l'assetto organizzativo e logistico dell'attività illecita svolta presso il domicilio, nonché la mancanza di elementi che dimostrino un concreto inserimento dell'imputato in un percorso di reinserimento sociale. In tali casi, la motivazione del provvedimento cautelare deve dare conto in modo esaustivo ed adeguato di tali elementi, senza limitarsi ad affermazioni generiche o astratte sulla pericolosità dell'imputato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE TERZA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. AMORESANO Silvio - Presidente

Dott. SOCCI Angelo Matteo - Consigliere

Dott. DI STASI Antonella - Consigliere

Dott. SCARCELLA Alessio - rel. Consigliere

Dott. MENGONI Enrico - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);
avverso l'ordinanza n. 1167/2015 TRIB. LIBERTA' di MILANO, del 19/10/2015;
sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. ANGELO MATTEO SOCCI;
sentite le conclusioni del PG Dott. Angelillis C., "rigetto del ricorso".
RITENUTO IN FATTO
1. Il tribunale del riesame di Milano, il 19 ottobre 2015, respingeva l'appello ex articolo 310 c.p.p. presentato contro l'ordinanza del 24 settembre 2015 del tribunale di Milano, che aveva rigett…

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