Il giudice di pace non può dichiarare l'estinzione del reato per riparazione del danno ai sensi del D.Lgs. n. 274/2000, art. 35, quando l'attività riparatoria non sia riconducibile alla condotta volontaria dell'imputato, ma derivi esclusivamente da prestazioni risarcitorie di enti assicuratori in adempimento di obblighi contrattuali, in quanto tale condotta non è suscettibile di apprezzamento nell'ottica di soddisfare le esigenze di riprovazione del reato e di prevenzione speciale, che la norma richiede. Affinché operi la causa di estinzione del reato per riparazione del danno, è necessario che il giudice ritenga che le attività riparatorie poste in essere dall'imputato risultino in concreto idonee a soddisfare tali esigenze, in modo da assicurare una valenza retributiva e di prevenzione speciale all'intervento giurisdizionale, anche dinanzi a condotte di particolare gravità e pericolosità. La mera dimostrazione dell'avvenuta riparazione del danno, mediante restituzioni o risarcimento, nonché l'eliminazione delle conseguenze dannose o pericolose del reato, non è sufficiente, essendo altresì necessaria la valutazione della concreta idoneità di tali attività a soddisfare le predette esigenze.