Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza può essere così formulato: La legittima difesa putativa, ai sensi degli artt. 52 e 59 c.p., postula la sussistenza di un pericolo attuale e concreto di un'offesa ingiusta, tale da giustificare la reazione difensiva dell'agente, anche se tale pericolo non sussista obiettivamente ma sia solo erroneamente percepito dall'agente. Tuttavia, tale esimente non può essere riconosciuta quando la reazione dell'agente, per modalità e sproporzionalità rispetto al pericolo, appaia del tutto ingiustificata e radicale, non essendo sufficiente lo stato di soggezione o timore dell'agente, in assenza di un effettivo pericolo attuale e imminente. Inoltre, la valutazione circa la sussistenza della legittima difesa, anche putativa, deve essere effettuata con giudizio ex ante, in relazione al momento della reazione e al contesto delle specifiche circostanze concrete, senza poter considerare elementi sopravvenuti. Parimenti, la circostanza attenuante della provocazione, anche nella forma "per accumulo", richiede la prova di un fattore scatenante che giustifichi l'esplosione della reazione in relazione a un ultimo episodio, pur apparentemente minore, quando tale reazione non appaia del tutto sproporzionata rispetto all'offesa subita. Infine, l'attendibilità delle dichiarazioni della persona offesa, anche se costituita parte civile, rientra nella valutazione discrezionale del giudice di merito, purché sorretta da adeguata e logica motivazione.