Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 15689 del 23 aprile 2012

ECLI:IT:CASS:2012:15689PEN

Massima

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La misura cautelare della custodia in carcere può essere disposta nei confronti di un indagato per il reato di concorso in tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, qualora sussistano gravi indizi di colpevolezza e concrete esigenze cautelari, anche in applicazione della presunzione di cui all'art. 275, comma 3, c.p.p., purché vi siano elementi sufficienti a dimostrare il suo stabile e consapevole inserimento nel contesto criminale di riferimento e l'oggettiva finalizzazione dell'azione incriminata all'agevolazione della consorteria di stampo mafioso. Tuttavia, la sopravvenuta revoca della misura cautelare per mancanza di interesse del ricorrente comporta la dichiarazione di inammissibilità del relativo ricorso per cassazione, senza oneri a carico dello stesso.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. AGRO' Antonio - Presidente

Dott. SERPICO Francesco - rel. Consigliere

Dott. LANZA Luigi - Consigliere

Dott. ROTUNDO Vincenzo - Consigliere

Dott. FIDELBO Giorgio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) (OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso l'ordinanza n. 758/2011 TRIB. LIBERTA' di CATANZARO, del 19/07/2011;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. FRANCESCO SERPICO;

lette/sentite le conclusioni del PG Dott. ((omissis)), intese alla inammissibilita' del ricorso.

RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO

Sull'appello proposto dal PM presso il Tribunale di Catanzaro avverso la ordinanza in…

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