L'inosservanza delle disposizioni di cui all'art. 34 c.p.p. in merito all'incompatibilità del giudice non comporta la nullità della decisione, ma costituisce solamente motivo di ricusazione del giudice ai sensi dell'art. 37 c.p.p., comma 1, lett. a). Infatti, il difetto di capacità del giudice di cui all'art. 178 c.p.p., lett. a), deve essere inteso come mancanza dei requisiti occorrenti per l'esercizio delle funzioni giurisdizionali e non anche come difetto delle condizioni specifiche per l'esercizio di tali funzioni in un determinato procedimento. Pertanto, la violazione dell'art. 34 c.p.p. non incide sulla validità ed efficacia del provvedimento emesso dal giudice incompatibile, ma legittima soltanto la facoltà di ricusazione, che, se non esercitata tempestivamente, non può più essere fatta valere. Tale principio, affermato dalla giurisprudenza di legittimità, trova conferma anche nella giurisprudenza della Corte Costituzionale e della Corte di Giustizia, le quali hanno chiarito che l'imparzialità del giudice deve essere valutata sotto il profilo oggettivo, ossia in base alle garanzie sufficienti ad escludere qualsiasi legittimo dubbio al riguardo, senza che la mera violazione di norme sull'incompatibilità possa inficiare la capacità del giudice.