Il giudice di legittimità, nel rigettare il ricorso avverso la sentenza di condanna per i reati di lesioni personali, minaccia e ingiuria, afferma che il giudizio di responsabilità dell'imputato può essere validamente fondato sulle dichiarazioni dibattimentali della persona offesa, la cui attendibilità non risulta inficiata dalla mera difformità rispetto a quanto esposto nella querela, atteso che il dibattimento costituisce il luogo deputato alla formazione della prova. Inoltre, le lesioni riportate dalla persona offesa, pur non avendo trovato riscontro oggettivo nella certificazione medica, sono state comunque ritenute provate sulla base di altri elementi di corroborazione, quali le parziali ma significative dichiarazioni di testimoni che hanno riferito di aver notato la persona offesa in lacrime e di aver udito dall'imputato frasi minacciose e offensive. Il giudice di legittimità ritiene altresì legittimo il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche, in considerazione dei numerosi precedenti penali dell'imputato, parametro rilevante ai sensi dell'art. 133 c.p. anche ai fini dell'applicazione dell'art. 62-bis c.p.