Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 40918 del 10 novembre 2011

ECLI:IT:CASS:2011:40918PEN

Massima

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Il reato associativo di cui all'art. 74 del D.P.R. n. 309/1990 può essere integrato anche sulla base di frequentazioni e conversazioni intercettate, purché connotate da elementi idonei a comprovare il consapevole e attivo inserimento dell'indagato nel contesto associativo, come l'assunzione di ruoli e lo svolgimento di attività strumentali agli scopi dell'associazione, senza che sia necessaria la prova di un diretto coinvolgimento nelle specifiche operazioni di spaccio. In tali casi, la sussistenza delle esigenze cautelari, presunta per il titolo del reato contestato, può essere adeguatamente motivata con riferimento al concreto pericolo di recidivanza, desumibile dal compendio indiziario raccolto, senza che la difesa abbia offerto apprezzabili elementi per vincere tale presunzione e dimostrare l'inadeguatezza o la sproporzionalità della misura cautelare più grave applicata.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. AGRO' Antonio - Presidente

Dott. SERPICO Francesco - rel. Consigliere

Dott. CONTI Giovanni - Consigliere

Dott. PAOLONI Giacomo - Consigliere

Dott. CALVANESE Ersilia - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) SE. ST. N. IL (OMESSO);

avverso l'ordinanza n. 253/2011 TRIB. LIBERTA' di CATANZARO, del 22/02/2011;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. FRANCESCO SERPICO;

lette/sentite le conclusioni del PG Dott. F.M. IACOVIELLO intese al rigetto del ricorso.

OSSERVA

Sulla richiesta di riesame proposta nell'interesse di SE. ST. avverso l'ordinanza di custodia cautelare in carce…

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