Il reato associativo di cui all'articolo 74 del D.P.R. n. 309 del 1990 è un reato permanente, la cui condotta di partecipazione può protrarsi anche dopo l'emissione di una prima ordinanza cautelare nei confronti dell'indagato. Pertanto, ai fini della retrodatazione dei termini di decorrenza della custodia cautelare ai sensi dell'articolo 297, comma 3, del codice di procedura penale, il presupposto dell'anteriorità dei fatti oggetto della seconda ordinanza cautelare rispetto all'emissione della prima non ricorre quando il provvedimento successivo riguardi il medesimo reato associativo, la cui condotta di partecipazione si sia protratta oltre l'emissione della prima ordinanza. In tali casi, la valutazione della sussistenza del reato associativo può richiedere l'acquisizione di ulteriori elementi probatori, come l'informativa finale, che non erano disponibili al momento dell'emissione della prima ordinanza cautelare. Ciò esclude l'operatività della retrodatazione prevista dall'articolo 297, comma 3, c.p.p., indipendentemente dalla conoscibilità o meno, all'epoca della prima ordinanza, dei fatti oggetto della seconda.