Cassazione penale Sez. IV sentenza n. 22588 del 9 maggio 2017

ECLI:IT:CASS:2017:22588PEN

Massima

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Il giudice, nel determinare la pena da infliggere all'imputato, ha il dovere di applicare la legge penale più favorevole, anche quando la pena inflitta con la legge previgente rientri nella nuova cornice edittale più mite sopravvenuta. Ciò in quanto il principio di cui all'art. 2, comma 4, c.p., espressione di un principio di rango costituzionale, impone di rivalutare la misura della sanzione precedentemente individuata sulla base dei parametri edittali modificati dal legislatore in termini di minore gravità, al fine di garantire il rispetto dei principi di uguaglianza, proporzionalità e finalità rieducativa della pena. Inoltre, qualora nel corso del giudizio di appello intervenga una modifica normativa che incida sulla qualificazione giuridica del fatto, trasformando un'ipotesi attenuata da circostanza in reato autonomo, il giudice deve individuare in concreto, attraverso un prudente apprezzamento, quale sia la disciplina più favorevole per l'imputato ai sensi dell'art. 2 c.p., tenuto conto anche di eventuali circostanze aggravanti come la recidiva.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUARTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. BLAIOTTA Rocco M. - Presidente

Dott. SAVINO ((omissis)) - Consigliere

Dott. DI SALVO Emanuele - Consigliere

Dott. RANALDI Alessandr - rel. Consigliere

Dott. CENCI Daniele - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), n. il (OMISSIS);
avverso la sentenza n. 11145/13 Corte di appello di Roma del 20/11/2014;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere RANALDI Alessandro;
udite le richieste del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale ROMANO Giulio, che ha concluso per l'annullamento con rinvio per rideterminazione della pena.
RITENUTO IN FATTO
1. Con sentenza del …

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