Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 26827 del 25 giugno 2015

ECLI:IT:CASS:2015:26827PEN

Massima

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Il rifiuto ingiustificato di compiere atti d'ufficio, dovuti per ragioni di sanità pubblica, integra il reato di interruzione di un servizio pubblico o di pubblica necessità, ai sensi dell'art. 340 c.p., indipendentemente dalla qualifica rivestita dal soggetto agente e dalla natura del servizio prestato, purché tale rifiuto sia idoneo a cagionare un pregiudizio alla collettività. L'accertamento della responsabilità penale richiede una motivazione adeguata che escluda ogni ragionevole dubbio sulla sussistenza degli elementi costitutivi del reato, anche in relazione alle eventuali giustificazioni addotte dall'imputato, senza limitarsi a mere affermazioni apodittiche o al richiamo di precedenti giurisprudenziali. La pena deve essere proporzionata alla gravità del fatto e alla colpevolezza dell'agente, tenendo conto di tutte le circostanze rilevanti, comprese quelle attenuanti, salvo che non sussistano ragioni preclusive al loro riconoscimento.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. AGRO' Antonio - Presidente

Dott. ROTUNDO Vincenzo - rel. Consigliere

Dott. CITTERIO Carlo - Consigliere

Dott. VILLONI Orlando - Consigliere

Dott. BASSI Alessandra - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 524/2012 CORTE APPELLO di LECCE, del 26/06/2014;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 03/06/2015 la relazione fatta dal Consigliere Dott. ROTONDO VINCENZO;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. VIOLA ((omissis)), che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.

Uditi gli avv.ti (OMISSIS) (per la parte civile) e (OMISSIS) (per l'imputato).

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