Cassazione penale Sez. V sentenza n. 30917 del 5 novembre 2020

ECLI:IT:CASS:2020:30917PEN

Massima

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Il reato di atti persecutori (c.d. stalking) si configura anche in presenza del solo grave e perdurante stato di ansia ingenerato nella vittima dalla condotta dell'agente, senza necessità di un mutamento significativo delle abitudini di vita della persona offesa. Il giudice di merito può fondare la sussistenza di tale stato di turbamento psicologico sulle dichiarazioni della vittima, sui suoi comportamenti conseguenti alla condotta dell'agente e sull'idoneità astratta e concreta della condotta a cagionare tale evento, senza doversi limitare a recepire acriticamente le percezioni soggettive della persona offesa. Ai fini della valutazione delle esigenze cautelari, il mero decorso di un breve lasso di tempo dall'applicazione della misura non è sufficiente a dimostrare il venir meno delle esigenze di cautela, dovendo tale elemento essere valutato unitamente ad altri fattori idonei a indurre una modifica della complessiva situazione relativa allo status libertatis dell'indagato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MICCOLI Grazia - Presidente

Dott. ROMANO Michele - rel. Consigliere

Dott. TUDINO Alessandrina - Consigliere

Dott. BRANCACCIO Matilde - Consigliere

Dott. RENOLDI Carlo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la ordinanza del 17/01/2020 del Tribunale di Reggio Calabria;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. ((omissis));
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dr. ((omissis)), che ha concluso chiedendo che il ricorso sia dichiarato inammissibile.
RITENUTO IN FATTO
1. Con l'ordinanza in epigrafe il Tribunale del riesame di Reggio Calabria ha confermato la…

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