Il Tribunale Amministrativo Regionale, nell'esaminare il ricorso avverso il provvedimento di rigetto di una SCIA per la realizzazione di uno stabilimento balneare in area privata sottoposta a vincolo di inedificabilità, ha affermato i seguenti principi di diritto: 1. Qualora l'Amministrazione, in esecuzione di un ordine di riesame disposto dal giudice, dimostri sulla scorta di una rinnovata istruttoria e di un'aggiornata motivazione di voler confermare la volizione espressa in atti pregressi, il successivo provvedimento di conferma si qualifica come atto del tutto nuovo con effetto confermativo, rendendo improcedibile il ricorso introduttivo rivolto avverso il provvedimento superato o sostituito. 2. Quando un provvedimento amministrativo è fondato su una motivazione plurima, ovvero su più ragioni tra loro autonome, indipendenti e non contraddittorie, il giudice che ritenga infondate le censure indirizzate verso uno o più dei motivi alla base dell'atto controverso, idonei da soli a sostenerne e comprovarne la legittimità, può respingere il ricorso sulla sola base di tali rilievi, con conseguente assorbimento delle ulteriori censure dedotte avverso gli altri capi del provvedimento. 3. L'ordine di riesame emesso dal giudice non vincola l'Amministrazione nel merito delle proprie autonome valutazioni, né il disposto sopralluogo costituisce un "aggravamento" procedimentale in violazione della normativa vigente. 4. Le opere previste per la realizzazione di uno stabilimento balneare, che constano anche di impianti elettrici, sanitari e idrici, non possono essere annoverati tra le opere stagionali eseguibili senza titolo abilitativo ai sensi dell'art. 3, comma 1, lett. u) della L.R. n. 16/2016. 5. La presenza di abusi edilizi, quali la posatura di asfalto e la realizzazione di una tettoia, legittima l'adozione da parte dell'Amministrazione di un provvedimento di ripristino dello stato dei luoghi, anche in capo al proprietario dell'area, a prescindere dalla pregressa utilizzazione della stessa a fini di parcheggio pubblico. 6. La violazione del principio di uguaglianza e della libertà di iniziativa economica presuppone la sussistenza di medesime situazioni di fatto e di diritto, non documentate dalla mera allegazione di altre attività autorizzate nello stesso contesto territoriale.