Cassazione penale Sez. V sentenza n. 21563 del 7 giugno 2010

ECLI:IT:CASS:2010:21563PEN

Massima

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Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza può essere così sintetizzato: Il giudice, nel valutare la responsabilità penale dell'imputato per reati di diffamazione e percosse, deve effettuare un attento vaglio delle prove acquisite, senza limitarsi a recepire acriticamente le argomentazioni del primo giudice, ma rielaborandole in modo critico e perspicuo. La motivazione della sentenza deve essere diffusa e chiara, confutando in modo esaustivo le censure difensive, anche laddove queste si fondino su asseriti fattori di provocazione o su presunte nullità procedurali. Il giudice è tenuto a ricostruire in modo completo e coerente il contesto fattuale e relazionale in cui si sono verificati i fatti, al fine di accertare la sussistenza degli elementi costitutivi dei reati contestati e la loro riferibilità all'imputato, senza lasciar spazio a dubbi o lacune motivazionali. La sentenza di condanna, così articolata, risulta immune da vizi di legittimità e può essere confermata in sede di legittimità.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. AMBROSINI Giangiulio - Presidente

Dott. CARROZZA Arturo - Consigliere

Dott. AMATO Alfonso - rel. Consigliere

Dott. PALLA Stefano - Consigliere

Dott. BRUNO Paolo Antonio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) ZA. GI. N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 20/2008 TRIBUNALE di TREVISO, del 08/06/2009;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 14/04/2010 la relazione fatta dal Consigliere Dott. ALFONSO AMATO.

MOTIVI DELLA DECISIONE

Il giudice di pace di Treviso condannava Za. Gi. per diffamazione e percosse, in continuazione.

Il tribunale confermava.

- Ricor…

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