Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 12227 del 19 marzo 2019

ECLI:IT:CASS:2019:12227PEN

Massima

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Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza può essere così sintetizzato: Le dichiarazioni spontanee rese dalla persona sottoposta ad indagini alla polizia giudiziaria ai sensi dell'art. 350, comma 7, c.p.p. sono utilizzabili nella fase procedimentale, purché emerga con chiarezza che l'indagato le abbia rese liberamente, senza alcuna coercizione o sollecitazione. Tuttavia, il giudice deve accertare d'ufficio, sulla base di tutti gli elementi a sua disposizione, l'effettiva natura libera e volontaria di tali dichiarazioni, motivando adeguatamente tale valutazione. Le dichiarazioni non possono essere ritenute "spontanee" solo perché qualificate tali dalla polizia giudiziaria che le ha raccolte, essendo necessario che il giudice ne accerti l'effettiva spontaneità. Inoltre, la circostanza che le dichiarazioni siano state rese contestualmente all'arresto e inevitabilmente sollecitate dall'attività degli accertatori può comportare l'esclusione della loro utilizzabilità ai sensi dell'art. 350, comma 6, c.p.p.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FIDELBO Giorgio - Presidente

Dott. COSTANZO Angelo - rel. Consigliere

Dott. CAPOZZI Angelo - Consigliere

Dott. CALVANESE Ersilia - Consigliere

Dott. COSTANTINI Antonio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
PROCURATORE DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI TRIESTE;
nel procedimento a carico di:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 20/03/2018 del TRIB. LIBERTA' di TRIESTE;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. ANGELO COSTANZO;
sentite le conclusioni del PG Dott. CANEVELLI Paolo, per l'annullamento con rinvio.
RITENUTO IN FATTO
1. Con ordinanza del 20/03/2018 il Tribunale di Trieste ha confermato, il provvedimento -impugnato dal Pubblico ministero…

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