Il giudice di legittimità, nell'esaminare il ricorso avverso la sentenza di appello pronunciata per un reato di competenza del giudice di pace, afferma che, ai sensi dell'art. 606, comma 2-bis, c.p.p. e dell'art. 39-bis del d.lgs. n. 274/2000, introdotti dal d.lgs. n. 11/2018, il ricorso per cassazione è ammesso esclusivamente per i motivi tassativamente previsti dalle lett. a), b) e c) del comma 1 dell'art. 606 c.p.p., rimanendo preclusa la prospettazione di meri vizi della motivazione. Pertanto, il ricorso è dichiarato inammissibile laddove deduca: - la violazione di legge per mancanza di motivazione, in quanto la sentenza impugnata ha motivato in modo logico e coerente, senza contraddizioni o manifeste illogicità, in relazione alla valutazione della credibilità della persona offesa e della produzione documentale; - il vizio di motivazione per omessa pronuncia sulla richiesta di concessione delle circostanze attenuanti generiche, in quanto tale motivo generico, proposto unitamente ad altri motivi specifici, resta colpito da inammissibilità originaria, anche se il giudice dell'impugnazione non pronuncia in concreto tale sanzione; - il travisamento della prova, in quanto tale vizio rientra nella categoria dei meri vizi di motivazione, come tali non deducibili nel ricorso per cassazione avverso le sentenze di appello per reati di competenza del giudice di pace. Conseguentemente, la Corte di cassazione dichiara inammissibile il ricorso, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle Ammende.