Cassazione penale Sez. V sentenza n. 46141 del 7 novembre 2014

ECLI:IT:CASS:2014:46141PEN

Massima

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Il diritto di impugnazione di un provvedimento cautelare personale, dopo la sua cessazione, è ravvisabile ai fini dell'equa riparazione per l'ingiusta detenzione, esclusivamente in relazione all'accertamento della sussistenza delle condizioni di applicabilità di cui agli articoli 273 e 280 c.p.p., e non anche di quelle riferite alle esigenze cautelari previste dall'articolo 274 c.p.p. o relative alla scelta tra le diverse misure possibili ai sensi dell'articolo 275 c.p.p., in quanto tali ultime ipotesi non rientrano tra le ragioni idonee a fondare il diritto di cui all'articolo 314 c.p.p. L'interesse all'impugnazione, in particolare, non può essere concepito come aspirazione soggettiva al conseguimento di una pronuncia dalla cui motivazione siano rimosse tutte quelle parti che possono essere ritenute pregiudizievoli, perché esplicative di una perplessità sull'innocenza dell'imputato, ma deve essere un interesse concreto e attuale, diretto a rimuovere un effettivo pregiudizio che la parte asserisce di avere subito con il provvedimento impugnato, interesse che deve persistere sino al momento della decisione. Pertanto, un tale interesse non può risolversi in una mera e astratta pretesa alla esattezza teorica del provvedimento impugnato, priva cioè di incidenza pratica sull'economia del procedimento. Inoltre, l'interesse concreto e attuale manca tutte le volte in cui ricorre la fattispecie di cui all'articolo 314 c.p.p., comma 4, che esclude che la riparazione sia dovuta qualora le limitazioni conseguenti all'applicazione della custodia cautelare siano sofferte anche in forza di altro titolo, come nel caso in cui la misura illegittima sia contemporanea all'esecuzione della pena o di una misura di sicurezza detentiva ovvero ad altra misura cautelare custodiale. In difetto di un'espressa indicazione che dimostri l'intenzione di una futura utilizzazione della pronuncia, l'interesse in questione finisce per essere commisurato al probabile successo dell'azione di riparazione e l'impugnazione diventa lo strumento per rimuovere un pregiudizio futuro, solo teoricamente ed eventualmente collegato al provvedimento impugnato, laddove è pacifico che la situazione pregiudizievole che l'impugnazione tende a rimuovere deve porsi in rapporto causale con l'atto impugnato, del quale deve essere conseguenza immediata e diretta. Pertanto, il carattere dell'attualità e della concretezza dell'interesse a impugnare può essere riconosciuto a condizione che la parte manifesti, in termini positivi e univoci, la sua intenzione a servirsi della pronuncia richiesta in vista dell'azione di riparazione per l'ingiusta detenzione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. BRUNO Paolo A - Presidente

Dott. SETTEMBRE Antonio - Consigliere

Dott. POSITANO G. - rel. Consigliere

Dott. DEMARCHI ALBENGO Paolo - Consigliere

Dott. LIGNOLA F. - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso l'ordinanza n. 3243/2013 TRIB. LIBERTA' di ROMA, del 12/03/2014;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. GABRIELE POSITANO;

Il Procuratore Generale della Corte di Cassazione, dr ((omissis)), ha concluso chiedendo l'annullamento del provvedimento impugnato.

Per il ricorrente e' presente l'Avvocato (OMISSIS), in sostituzione dell'Avv. (OMISSIS), il quale chiede l'accoglimento del ricorso.

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