Il mancato pagamento del canone di locazione per oltre venti giorni dalla scadenza, in assenza di contestazione sul quantum, costituisce grave inadempimento del conduttore che legittima la risoluzione del contratto di locazione ad uso abitativo, ai sensi dell'art. 5 della L. n. 392 del 1978, senza che il giudice debba procedere a una valutazione discrezionale della gravità dell'inadempimento. Il pagamento dei canoni scaduti dopo l'introduzione del giudizio di risoluzione non impedisce l'accertamento della gravità del pregresso inadempimento, in quanto il conduttore non può adempiere tardivamente la propria obbligazione in modo da impedire la pronuncia di risoluzione, salva l'ipotesi di cui all'art. 55 della L. n. 392 del 1978 che presuppone la mancata contestazione della domanda di risoluzione. La risoluzione del contratto di locazione per grave inadempimento del conduttore nell'obbligo di pagamento del canone costituisce una rilevante alterazione del sinallagma contrattuale, tale da determinare la risoluzione del contratto ex art. 1455 c.c., in quanto il pagamento del canone rappresenta la principale e fondamentale obbligazione del conduttore, la cui sospensione totale o parziale legittima l'applicazione dell'art. 1460 c.c. solo quando venga completamente a mancare la prestazione della controparte, circostanza che non ricorre nel caso in cui il conduttore abbia continuato a godere dell'immobile mantenendolo nella propria piena disponibilità.