Il reato di truffa aggravata ai danni di un ente pubblico, commesso da un dipendente pubblico incaricato di pubblico servizio mediante artifici e raggiri, integra una circostanza aggravante oggettiva di cui all'art. 61 n. 9 c.p. che si comunica ai concorrenti nel reato ai sensi dell'art. 118 c.p., in quanto l'abuso dei poteri inerenti alla funzione pubblica rappresenta una modalità dell'azione delittuosa che agevola e consente la realizzazione del reato, essendo tale qualità personale del pubblico dipendente conosciuta da tutti i partecipi. Il giudizio di bilanciamento tra le circostanze attenuanti e la residua aggravante è rimesso alla valutazione discrezionale del giudice di merito, la cui motivazione è censurabile in sede di legittimità solo in caso di manifesta illogicità o arbitrarietà, non essendo sufficiente la mera prospettazione di una diversa valutazione delle risultanze processuali. Inoltre, la mancata concessione del beneficio della sospensione condizionale della pena può essere legittimamente fondata sulla sussistenza di precedenti condanne penali a carico dell'imputato, trattandosi di un elemento valutativo rimesso alla discrezionalità del giudice di merito.