Il licenziamento intimato dal datore di lavoro per superamento del periodo di comporto è illegittimo qualora non risulti provato il superamento del periodo di mantenimento del posto di lavoro previsto dalla contrattazione collettiva applicabile, gravando sull'imprenditore l'onere di dimostrare tale circostanza. In tal caso, il lavoratore ha diritto all'indennità risarcitoria di cui all'art. 18, comma 4, della legge n. 300/1970, nella misura minima di cinque mensilità della retribuzione globale di fatto, a prescindere dalla necessità di un intervento reintegratorio, salvo il caso in cui la revoca del licenziamento sia intervenuta nell'assoluta immediatezza dello stesso, in modo tale da non renderlo riconoscibile all'esterno. Diversamente, il licenziamento intimato per giustificato motivo oggettivo, in ragione della sopravvenuta impossibilità della prestazione lavorativa a causa della revoca della patente di guida necessaria per lo svolgimento delle mansioni, è da ritenersi legittimo, ove il datore di lavoro dimostri l'effettiva impossibilità di adibire il lavoratore a mansioni equivalenti, senza che gravi su di esso l'onere di modificare la propria organizzazione aziendale.