Il reato di corruzione di un pubblico ufficiale, commesso mediante la dazione di denaro o altre utilità al fine di ottenere un atto contrario ai doveri d'ufficio, integra un grave indizio di colpevolezza che, unitamente alla concreta pericolosità sociale del soggetto desunta dai suoi precedenti penali, giustifica l'adozione di una misura cautelare personale, in quanto tale condotta denota una spiccata spregiudicatezza e una elevata probabilità di reiterazione del reato. Il giudice, nel valutare la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza, può legittimamente fare riferimento all'esito di altri procedimenti di riesame relativi a coindagati per il medesimo fatto, al fine di evidenziare la consistenza complessiva dell'indagine preliminare, senza con ciò evocare l'esistenza di un giudicato cautelare. Inoltre, il giudice non è vincolato dalla prospettazione alternativa del fatto formulata dall'indagato, potendo legittimamente ricostruire in modo diverso gli elementi di prova, purché la motivazione sia giuridicamente corretta e logicamente plausibile.