La normativa regionale che dispone la risoluzione definitiva dei rapporti di temporaneo accreditamento con il Servizio Sanitario Regionale in caso di cessazione dell'attività delle strutture private, senza possibilità di ripristino, è legittima e non in contrasto con i principi fondamentali dettati dalla legislazione statale in materia di tutela della salute. Tale disciplina, contenuta nell'art. 25, commi 3 e 4, della legge regionale n. 15/2002, si applica anche ai rapporti di provvisorio accreditamento già sospesi, purché la sospensione si protragga per un periodo superiore ai sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge regionale. La risoluzione del rapporto di provvisorio accreditamento disposta in applicazione di tale normativa regionale non richiede una specifica motivazione in ordine alle ragioni di interesse pubblico, trattandosi di atto vincolato, né la previa comunicazione di avvio del procedimento, in quanto il contributo partecipativo del privato non avrebbe potuto incidere sul contenuto del provvedimento. Inoltre, la competenza a disporre la risoluzione del rapporto di provvisorio accreditamento spetta all'azienda sanitaria locale, in quanto ente strumentale della Regione, senza che ciò determini l'invalidità dell'atto.