Il termine di impugnazione di sessanta giorni previsto dall'art. 41 del codice del processo amministrativo è perentorio e la sua inosservanza comporta l'irricevibilità del ricorso. Il rispetto del termine di impugnazione costituisce un presupposto processuale inderogabile, a tutela della certezza dei rapporti giuridici e della stabilità degli atti amministrativi. Il giudice amministrativo, rilevata l'inosservanza del termine, è tenuto a dichiarare l'irricevibilità del ricorso, indipendentemente dalla fondatezza o meno delle censure proposte. Il principio di perentorietà del termine di impugnazione si applica in modo uniforme, senza possibilità di deroghe o eccezioni, al fine di assicurare l'effettività della tutela giurisdizionale e la ragionevole durata del processo. La declaratoria di irricevibilità del ricorso per tardività non implica alcuna valutazione nel merito della controversia, ma si fonda esclusivamente sulla verifica del rispetto del termine di decadenza stabilito dalla legge. Tale principio, di carattere generale, trova applicazione in tutti i casi di impugnazione di atti amministrativi, a prescindere dalla loro natura e dal settore di riferimento, al fine di garantire la certezza e la stabilità degli effetti degli atti della pubblica amministrazione.