Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 8538 del 3 marzo 2021

ECLI:IT:CASS:2021:8538PEN

Massima

Generata da Simpliciter
Il pubblico ufficiale che, abusando della sua qualità e dei suoi poteri, induce indebitamente un privato a promettere e corrispondere utilità in suo favore, realizza il delitto di corruzione per l'esercizio della funzione di cui all'art. 318 c.p., anche quando l'accordo corruttivo non sia perfezionato in tutti i suoi dettagli, essendo sufficiente un impegno qualsiasi ad eseguire in futuro la "controprestazione" purché questa sia ben individuata e suscettibile di attuazione. Inoltre, il delitto di corruzione può ritenersi consumato quando tra le parti sia stato raggiunto anche solo un accordo di massima sulla ricompensa da versare in cambio dell'atto o del comportamento del pubblico agente, anche se restino da definire ancora dettagli sulla concreta fattibilità dell'accordo e sulla precisa determinazione del prezzo da pagarsi. Ciò in quanto il reato di corruzione si perfeziona con il solo accordo, a prescindere dalla effettiva dazione o ricezione della utilità. Pertanto, il pubblico ufficiale che, abusando dei suoi poteri, si procura indebitamente utilità dal privato, anche attraverso l'accesso abusivo a banche dati riservate, realizza il delitto di corruzione per l'esercizio della funzione, a prescindere dalla concreta definizione di tutti i dettagli dell'accordo corruttivo. Inoltre, il pericolo di inquinamento probatorio, rilevante ai fini dell'applicazione di misure cautelari, può essere desunto anche da condotte successive all'inizio delle indagini, purché ancora attuali e concrete al momento dell'applicazione della misura, come nel caso di interventi del pubblico ufficiale indagato volti a ostacolare l'accertamento dei fatti da parte degli inquirenti. Infine, la misura cautelare degli arresti domiciliari può ritenersi adeguata a fronteggiare sia il pericolo di inquinamento probatorio che quello di reiterazione del reato, in relazione a condotte non occasionali del pubblico ufficiale indagato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FIDELBO Giorgio - Presidente

Dott. MOGINI Stefano - rel. Consigliere

Dott. DI STEFANO Pierluigi - Consigliere

Dott. RICCIARELLI Massimo - Consigliere

Dott. GIORGI Maria Silvia - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Pordenone;
e da (OMISSIS), nato ad (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 29/5/2020 del Tribunale di Trieste;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorsi;
udita la relazione svolta dal componente Dr. Stefano Mogini;
lette le richieste del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale Dr. Senatore Vincenzo, che ha concluso chiedendo l'annullamento con rinvio dell'impugnata ordinanza in acco…

Questo contenuto è riservato agli utenti registrati
Sentenze simili
Ricerca rapida tra milioni di sentenze
Trova facilmente ciò che stai cercando in pochi istanti. La nostra vasta banca dati è costantemente aggiornata e ti consente di effettuare ricerche veloci e precise.
Trova il riferimento esatto della sentenza
Addio a filtri di ricerca complicati e interfacce difficili da navigare. Utilizza una singola barra di ricerca per trovare precisamente ciò che ti serve all'interno delle sentenze.
Prova il potente motore semantico
La ricerca semantica tiene conto del significato implicito delle parole, del contesto e delle relazioni tra i concetti per fornire risultati più accurati e pertinenti.

Un nuovo modo di esercitare la professione

Offriamo agli avvocati gli strumenti più efficienti e a costi contenuti.