Il provvedimento di confisca di prevenzione ex art. 2-ter della L. n. 575/1965 (ora art. 24 del D.Lgs. n. 159/2011) può essere legittimamente disposto anche in assenza di una formale condanna penale, qualora risulti provata l'origine illecita del patrimonio del proposto, in ragione della sua collocazione mafiosa e delle attività delittuose commesse, che hanno consentito l'illecita costituzione di un ingente patrimonio finanziario ed immobiliare, sproporzionato rispetto ai redditi leciti del proposto e dei suoi familiari. La confisca può essere estesa ai beni formalmente intestati ai terzi interessati, qualora emerga che essi siano stati fittiziamente intestati al fine di eludere l'applicazione della misura ablativa, in quanto il proposto ne abbia mantenuto il pieno controllo e la disponibilità, costituendo con i suoi familiari un "gruppo" finalizzato alla gestione dei cespiti economici. In tale contesto, non rileva l'eventuale assoluzione definitiva dei terzi interessati nel parallelo procedimento penale per il reato di cui all'art. 12-quinquies della L. n. 356/1992, atteso che tale esito è dovuto non all'accertata provenienza lecita dei beni, ma all'assenza di prova della fittizia intestazione degli stessi. Pertanto, il giudice di prevenzione può legittimamente disporre la confisca dei beni, sulla base di una motivazione che evidenzi l'origine illecita del patrimonio del proposto e la sua effettiva disponibilità, anche in capo ai terzi interessati, senza necessità di una valutazione individualizzata della posizione di ciascuno di essi.