Il termine per proporre ricorso in cassazione contro le sentenze pronunciate in grado d'appello sull'opposizione allo stato passivo fallimentare è perentorio e decorre dalla data di notificazione della sentenza d'appello ai procuratori domiciliatari, non dalla mera affissione. Il mancato rispetto di tale termine comporta l'inammissibilità del ricorso, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali. Il principio di diritto enunciato dalla Corte di Cassazione nella presente sentenza è che il termine per impugnare in Cassazione le sentenze pronunciate in grado di appello sull'opposizione allo stato passivo fallimentare è un termine perentorio che decorre dalla data di notificazione della sentenza d'appello ai procuratori domiciliatari del ricorrente, e non dalla mera affissione della stessa. Il mancato rispetto di tale termine comporta l'inammissibilità del ricorso per Cassazione, con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali. La Corte sottolinea come tale termine, essendo perentorio, debba essere rilevato anche d'ufficio, a prescindere da eccezioni formulate dalle parti. Questo principio mira a garantire la certezza e la celerità dei procedimenti fallimentari, evitando che l'impugnazione possa essere proposta oltre il termine stabilito dalla legge. La massima così formulata esprime in modo chiaro, astratto e conciso il principio di diritto enunciato dalla Corte, senza riferimenti al caso specifico, citazioni non essenziali o dettagli procedurali, in modo da renderla applicabile a fattispecie analoghe. Il linguaggio utilizzato è tecnico-giuridico, coerente con la natura della pronuncia.