Cassazione penale Sez. III sentenza n. 37007 del 13 ottobre 2011

ECLI:IT:CASS:2011:37007PEN

Massima

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Il pericolo di reiterazione del reato, ai fini della conferma di una misura cautelare personale, può essere legittimamente desunto dalla gravità e reiterazione dei fatti, dal ruolo svolto dall'indagato nell'ambito dell'organizzazione criminosa, nonché dalla circostanza che l'indagato tragga i mezzi di sostentamento esclusivamente dall'attività illecita, in quanto tali elementi sono indicativi di una spiccata inclinazione a ricadere nel medesimo illecito, in ragione delle maggiori spinte criminogene e dei minori freni inibitori. Pertanto, il giudice, nel formulare il giudizio prognostico sulla pericolosità sociale dell'indagato, deve valutare gli elementi indicati nell'art. 133 c.p., al fine di accertare la sussistenza di un concreto pericolo di reiterazione del reato, tale da giustificare il mantenimento della misura cautelare personale, anche in assenza di fissa dimora in Italia da parte dell'indagato. La motivazione del provvedimento cautelare deve dare conto in modo puntuale di tali elementi, senza che possa ritenersi sufficiente una mera enunciazione generica delle esigenze cautelari.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE TERZA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FERRUA Giuliana - Presidente

Dott. PETTI Ciro - Consigliere

Dott. TERESI Alfredo - Consigliere

Dott. AMORESANO Silvio - Consigliere

Dott. GAZZARA Santi - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

difensore di Su. Ch. , nata a (OMESSO);

avverso l'ordinanza del tribunale della liberta' di Genova del 7 febbraio del 2011;

udita la relazione svolta dal consigliere dott. ((omissis));

sentito il Procuratore generale nella persona della dott.ssa ((omissis)), la quale ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso;

Letti il ricorso e l'ordinanza denunciata.

osserva quanto segue:

IN FATTO E DIRITTO

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