Il Comune, nell'esercizio della propria potestà pianificatoria urbanistica, può legittimamente imporre il vincolo di destinazione d'uso alberghiera o turistico-ricettiva sulle strutture ricettive già esistenti nel territorio comunale, anche in assenza di una specifica previsione legislativa, in quanto tale scelta risulta funzionale agli obiettivi di salvaguardia e valorizzazione dell'offerta turistica locale. Tale potere di conformazione urbanistica, pur superando il tradizionale sistema della rigida suddivisione del territorio in zone omogenee, rientra nell'ambito della discrezionalità pianificatoria riconosciuta agli enti locali dalla normativa regionale, la quale attribuisce prioritaria rilevanza agli interessi di organizzazione, innovazione e sviluppo dei settori produttivi dell'economia locale, con particolare riferimento al turismo. Pertanto, il vincolo di destinazione d'uso imposto dal piano urbanistico comunale sulle strutture ricettive preesistenti, che ne impedisce il mutamento in destinazione residenziale, non si pone in contrasto con i principi di libertà di iniziativa economica e di tutela della proprietà privata, in quanto risulta giustificato dalle esigenze di programmazione e controllo dell'offerta turistica complessiva del territorio comunale.