Il comune è obbligato a revocare l'autorizzazione all'esercizio di un impianto di distribuzione di carburante per autotrazione ad uso privato e a disporne il conseguente smantellamento, qualora accerti la violazione del divieto di cessione, onerosa o gratuita, di carburante a soggetti terzi non consorziati, in quanto tale condotta integra la fattispecie di "cessione di carburanti a terzi" vietata dalla legge regionale. Tale divieto non ammette interpretazioni estensive che consentano il rifornimento presso l'impianto privato di automezzi di cui i consorziati siano meri detentori, in quanto ciò frustrerebbe la possibilità di effettuare un adeguato controllo sui soggetti e sui mezzi abilitati al rifornimento. La revoca dell'autorizzazione e l'ordine di smantellamento dell'impianto discendono obbligatoriamente dal venir meno del titolo abilitativo, in quanto misure meramente consequenziali e non abnormi, volte a garantire il rispetto dell'ambiente, tenuto conto che i carburanti sono sostanze pericolose e che le attrezzature utilizzate per la distribuzione, contenendone residui, sono catalogate come rifiuti pericolosi. Il comune non può applicare in tali casi il principio del c.d. gradualismo sanzionatorio, in quanto l'art. 20 della legge regionale prevede espressamente l'obbligo di revoca dell'autorizzazione in caso di accertata violazione del divieto di cessione di carburante a terzi.