Il mancato adempimento da parte della stazione appaltante dell'obbligo di consegnare il cantiere all'appaltatore entro il termine previsto dal Capitolato generale costituisce un inadempimento contrattuale che legittima l'appaltatore a chiedere la risoluzione del contratto e il risarcimento del danno. Tuttavia, l'onere probatorio relativo all'entità del danno subito, in termini di mancato guadagno e spese sostenute, grava sull'appaltatore, il quale deve fornire adeguata documentazione comprovante la consistenza dei lavori aggiudicati, le dimensioni della propria impresa e l'effettiva installazione di un cantiere con i relativi macchinari e attrezzature. In assenza di tali elementi di prova, il giudice non può procedere alla liquidazione equitativa del danno, essendo precluso il ricorso a presunzioni legali o a criteri forfettari di determinazione del lucro cessante, come quello previsto dalla legge sui lavori pubblici del 1865. La risoluzione consensuale del contratto, ove accettata dalla stazione appaltante, comporta invece l'applicazione della disciplina di cui all'art. 10 del Capitolato generale, che limita il risarcimento dovuto all'appaltatore all'1,5% dell'importo delle opere non eseguite.